Autostima e senso di sé
Facciamo molta difficoltà a comprendere parole come autostima o senso di sé. La stima si riferisce al valore che attribuiamo a qualcosa; il senso è un’idea, una raffigurazione, ciò che pensiamo. Entrambi non si riferiscono all’oggetto reale. In letteratura, le definizioni relative ai bambini sono vaghe ed evasive e differiscono a seconda dell’interpretazione. Molti scrittori evitano di definire il senso di sé, ma sono pronti a illustrare le manifestazioni di una concezione negativa di sé e la necessità di migliorare il concetto di sé nel bambino.
Un bambino non nasce con delle sensazioni negative verso se stesso. Tutti i bambini credono di essere meravigliosi, tanto che Berne diceva che si nasce principi per diventare rospi. Come il bambino si sentirà in seguito verso se stesso, però, certamente è determinato in gran parte dai primi messaggi che riceve dai genitori. Anche se in ultima analisi è il bambino stesso che traduce quei messaggi per sé. Il bambino selezionerà dall’ambiente tutto ciò che rinforza i messaggi genitoriali.
Non sempre è facile rintracciare l’origine della scarsa opinione di sé. A volte i messaggi che il bambino riceve sono vaghi, sottili. A volte è il bambino stesso che li arricchisce con la fantasia. A volte nascono o vengono rinforzati da eventi e situazioni di cui i genitori non hanno alcun controllo o di cui non sono a conoscenza. In mancanza d’altro, l’assenza generale di rispetto (nella nostra società) per i bambini, quali esseri umani che meritano, finisce col deteriorare in ognuno il senso del proprio valore.
Molti dei bambini che vanno in terapia, crediamo abbiano poca autostima. C’è da aspettarselo, dal momento che il nostro modo di percepirci e di valutarci determina in larga misura il nostro comportamento, il modo in cui affrontiamo la vita, il nostro modo di gestire noi stessi.
I bambini manifestano la scarsa autostima in molti modi, essendone inconsapevoli, pur sentendo che qualcosa non va. Ci sono segnali comuni: lamentarsi, avere bisogno di vincere, imbrogliare al gioco, il perfezionismo, vantarsi in modo esagerato, ricorrere agli espedienti per attirare l’attenzione (ad esempio fare il buffone), fare lo stupido, prendere in giro, comportarsi in modo antisociale, essere autocritici, chiusi o timidi, dare sempre la colpa agli altri, cercare delle scuse per qualsiasi cosa, scusarsi continuamente, avere paura di provare nuove cose, non avere fiducia negli altri, volere molte cose, comportarsi in maniera difensiva, iperalimentarsi, sforzarsi di piacere a tutti i costi, sentirsi incapaci di fare una scelta, di prendere una decisione, non dire mai di no.
Poiché la nostra società attribuisce un valore elevato alla velocità e all’agilità, i goffi e i maldestri hanno spesso una scarsa stima di sé. Quindi la società in generale può essere causa di abbassamento del proprio valore. Coloro i quali vengono guardati con favore nella nostra cultura – i magri, i belli, i ricchi, i furbi – potrebbero non sentirsi meglio verso se stessi di quanto non succeda ai grassi, ai meno belli, ai poveri, a quelli che fanno parte delle minoranze; ma chi si ritrova in queste ultime categorie può essere negativamente influenzato dai valori della nostra società. Crediamo quindi che ad un bambino in terapia, si debba sempre offrire la possibilità di ridargli il suo sé, poiché in una scarsa considerazione di sé, c’è la perdita del senso del sé. La terapia e le tecniche gestaltiche, così come proposte e sperimentate, crediamo diano l’opportunità di riportare il bambino a contatto con la propria potenza, di aiutarlo a sentirsi a suo agio nel mondo. Possiamo aiutarlo a liberarsi dai messaggi negativi e a ricrearne di positivi. Riacquistando il suo senso del sé, il bambino potrà lanciarsi interamente nel processo di esplorazione e scoperta di tutte le cose del suo mondo.
La consapevolezza corporea è basilare per un forte senso del sé. Gli esercizi di respirazione e le tecniche di rilassamento sono utili così come il movimento. L’immagine corporea è un’importante aspetto dell’autoaccettazione. Moltissimi bambini con una scarsa concezione di sé non solo non hanno familiarità con il proprio corpo – come si sentono, cosa possono fare – ma di solito non amano la loro immagine esteriore (o il modo in cui credono di apparire). Per aiutare un bambino a stare meglio con se stesso, dobbiamo riportarlo a se stesso. Il primo ed essenziale passo in questo processo è quello di accettare i suoi attuali sentimenti – quegli odiosi sentimenti di nullità, piattezza e disperazione che prova oggi. Se accetterà questi sentimenti, potrà riprendere familiarità con i propri sensi, il proprio corpo e con tutto ciò che questo può fare. Potrà conoscere se stesso e la sua unicità partendo dal di dentro, anziché attraverso i giudizi e le opinioni degli altri, e cominciare a provare un senso di benessere – perché è bello essere ciò che si è.
Nel nostro lavoro, indipendentemente dal problema e dal disagio del bambino, ai genitori proviamo sempre a trasmettere alcuni principi guida, per migliorare il senso del sé dei propri figli. A volte bastano pochi ma chiari messaggi o facili indicazioni che, pur sembrando a volte scontate o banali, se comprese e applicate, a volte permettono di ottenere risultati sorprendenti che gli stessi genitori definiscono miracolosi. Quindi a tutti proviamo a spiegare quanto sia necessario ed importante ascoltare, riconoscere e accogliere i sentimenti del bambino. Trattarlo con rispetto. Accettarlo per ciò che è. Lodarlo in maniera circoscritta e precisa. Usare messaggi che cominciano con “io”, anziché “tu”, tipo: “io sono infastidito dal chiasso della tua radio” e non “tu sei troppo chiassoso”, trasmette al bambino comprensione evitando di confondere il livello dell’essere con quello del fare.
Nonostante i bambini abbiano bisogno di coerenza, di regole e di controllo, spesso carenti, ancora più urgente è il loro bisogno di avere uno spazio in cui imparare come gestire la propria vita. Proviamo quindi a fare capire ai genitori l’importanza di dare delle responsabilità, indipendenza e la libertà di fare delle scelte.
La formula magica del potenziamento dell’autostima è fatta di coinvolgimenti nella risoluzione di problemi e nelle decisioni che riguardano la vita stessa del bambino, rispettandone i sentimenti, le esigenze, i desideri, i suggerimenti, la saggezza. Permettetegli di fare esperienza, coltivare i propri interessi, essere o non essere creativo, poi, farà schizzare la lancetta dell’autostimometro a mille.
Spesso ci ritroviamo a dover rispondere a richieste e contratti come quello di aiutare i genitori a trasformare il proprio figlio da “Bambino libero” a “Bambino adattato”. Allora ricordiamo loro il principio dell’unicità: ogni bambino è meraviglioso e stupefacente nella sua unicità che, in quanto tale può essere molto differente da quella degli altri.
Ancora pensiamo che, se il bambino esprime dei sentimenti negativi verso se stesso, si commetta un grosso errore nel contraddirlo. Ad esempio, se il bambino dicesse “sono così brutto!”, si potrebbe essere tentati di ribattere “Oh no, sei così carino!”. Questo non servirebbe ad altro che ad aumentare i suoi sentimenti negativi, non a cambiarli, perché il messaggio implicito sarebbe “sbagli a pensare di essere brutto”.
Il cambiamento può provenire dal bambino stesso e ciò potrà essere possibile solo accettando i suoi sentimenti negativi. Come dice Beisser:
“Si verifica il cambiamento quando si diventa ciò che si è, non quando si cerca di diventare ciò che non si è. Il cambiamento non ha luogo mediante un tentativo coatto da parte dell’individuo o di un’altra persona che vuole cambiare l’individuo; si realizza se si impiega del tempo e delle energie per essere laddove si è – cioè essere investiti pienamente della propria posizione attuale. Rigettando il ruolo dell’agente del cambiamento, rendiamo possibile un cambiamento sensato e ordinato”.